Elsa Osorio “I vent’anni di Luz”.

Non avendo più rapporti con la Fata non ho modo di dirle che “I vent’anni di Luz”  è stato un bellissimo regalo, mi ha rivoltato lo stomaco e commosso.
Non accadeva da un pezzo, non è semplice mettermi nei panni altrui.

La ringrazio qui, casomai ancora getti un’occhiata, di tanto in tanto, a questo fotoblog, e lo scrivo per chiunque abbia la curiosità di leggere il libro.
E’ la storia di Luz che gradualmente prende coscienza di essere figlia di desaparecidos e inizia la ricerca del padre naturale.  I primi anni di vita della ragazza sono narrati da lei stessa, a ritroso, ma scritti come se a parlare fossero i protagonisti delle vicende raccontate e queste si svolgessero nell’istante della narrazione.

Il senso ultimo del romanzo credo sia la ricerca corale di quella parte sofferente del popolo argentino consapevole di ciò che è stata la dittatura, e del peso che i fardelli di codardia, indifferenza, ignoranza, omertà, han caricato vieppiù sulle spalle delle vittime sopravvissute: i fratelli, le madri, i padri, i nonni dei morti e degli scomparsi senza traccia, che però a volte si palesano inaspettatamente come persone vive e non più fantasmi. Miracolo della tenacia e della memoria.

Bellissimo romanzo che non si ferma alla storia individuale, ma ne trae un dramma a più voci i cui esiti di responsabilità, pentimento, rinascita, assumono valenza di rito collettivo.


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